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Sogni e incubi dal cielo

  • Immagine del redattore: Quilombo Cultura
    Quilombo Cultura
  • 23 apr 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Su Netflix, film diversi mostrano luci e ombre dei sogni spaziali


Torneremo sulla Luna. Il nostro satellite sarà il trampolino di lancio per esplorare Marte. Il turismo spaziale è sempre più a portata di mano.

Se non siamo tornati all’epoca dei radiodrammi di Orson Welles sui contatti alieni, è innegabile che sempre più spesso i titoli dei giornali facciano presagire un ritorno di fiamma per il tema delle esplorazioni spaziali.

Questo argomento si fa ancora più interessante perché, se negli anni del programma Apollo, delle passeggiate lunari di Armstrong e del meno fortunato viaggio della cagnetta Laika il messaggio implicito era una prova di celodurismo tra i due blocchi della guerra fredda, oggi l’attenzione non può che andare a precario stato di salute del nostro pianeta. “There is no Planet B” è uno degli slogan più in voga tra i giovani del movimento Fridays for future, ma allo stesso tempo costituisce una visione limitata del reale per quei miliardari come Elon Musk che invece stanno scommettendo sugli altri corpi celesti con la stessa convinzione di un ludopatico al Casinò di Montecarlo.


Netflix guarda in alto


Risulta quindi interessante guardare alla luce di queste constatazioni due prodotti disponibili per gli abbonati Netflix che si possono considerare come i due poli opposti dell'attenzione allo spazio: Don't look up e Apollo 10 e mezzo. Non si potrebbero immaginare due film più diversi: il primo è una commedia amara con un cast di primo piano (tra gli altri, Leonardo di Caprio e Meryl Streep) che guarda con angoscia ai rischi della diffusione delle fake news e alla scettica disillusione verso le segnalazioni scientifiche. Il secondo invece è un film di animazione a cavallo tra fantascienza, ucronia e autobiografia, risultando una sorta di diario intimo dello stesso regista, Richard Linklater.


Al di là delle diverse tecniche di realizzazione, a segnare la cesura tra le due pellicole è il diverso - opposto, per meglio dire - atteggiamento verso il mondo dello spazio. Don't Look Up presenta infatti un cinico pessimismo davanti alle possibili tragedie provenienti dal cosmo, laddove gli infantili sogni spaziali degli anni Sessanta americani vengono rievocati con dolce nostalgia nel film dedicato all'allunaggio.

Il cielo quindi può essere portatore di una disgrazia globale - incarnata da una stella distruttiva - ma anche sacello di segreta bellezza immortalata dalle prime foto degli astronauti atterrati sul nostro satellite naturale.


Scienziati contro i poteri forti per la salvezza del pianeta

I personaggi del film Don't look up.

In Don’t look up, come abbiamo detto, troviamo un cast stellare per un film tanto imperfetto quanto necessario. Un gruppo di scienziati scopre una nuova stella cometa, ma non si tratta di un felice presagio divino, degno di un presepe conciliante, bensì di un oggetto celeste pronto a schiantarsi sulla Terra portando alla fine della vita sul nostro pianeta. Cervelli e portafogli si scontrano in un conflitto di interessi il cui risultato finale è tutto da scoprire.


Se da un lato questa produzione Netflix mostra notevoli limiti rispetto agli ambiziosi obiettivi, dall’altro ha il merito di rinnovare la cinematografia di genere catastrofico rileggendola alla luce dei complottismi del Terzo Millennio. Sembra infatti non ci sia spazio per gli eroi di Armageddon in un mondo dove le tecnologie sono più asservite al guadagno personale che al benessere collettivo. Se dunque non ci sono più Vin Diesel pronti a sacrificarsi per i loro simili, riusciremo comunque ad avere un lieto fine? Meglio non guardare in alto, perché la risposta potrebbe per non piacerci.


Un bambino in orbita

Una scena del film con il protagonista nella navicella spaziale in assenza di gravità

Di contro, in Apollo 10 e mezzo, film d'animazione realizzato con la tecnica del rotoscopio, il cielo torna ad essere quel luogo di ispirazione e fantasia che ha mosso sogni e coscienze di innumerevoli giovani generazioni.


Il regista Richard Linklater, già autore del fortunato Boyhood, ci porta nella Houston del 1969, segnata dalla presenza ingombrante ed elettrizzante di una NASA che domina quasi ogni aspetto della vita sociale degli individui. Qui vive Stan, ultimo di sei fratelli e figlio di un dipendente di secondo piano della NASA. Stan viene scelto per un viaggio segreto sulla Luna. Serve infatti un test del Lunar Landing Research Vehicle prima che avvenga la spedizione dell'Apollo 11, ma il veicolo è stato costruito per errore con un abitacolo troppo piccolo per un adulto.


Le reali fantasie di un bambino appassionato di fantascienza (gli amanti del genere apprezzeranno le tante citazioni) si trasformano così nella finzione cinematografica nel pretesto per trasformare una narrazione autobiografica in una storia ucronica (e se avessero scelto me invece che Armstrong?) e fantascientifica. La voce narrante è quella dello stesso protagonista ormai adulto, impegnato nel compito di ricostruire una delle estati - quella del 1969 - più indimenticabili per un'intera generazione cresciuta a tv e storie di alieni.


La vicenda fantascientifica rimane comunque in secondo piano e spesso trattata in modo volutamente incredibile dal punto di vista narrativo manifestandosi come frutto delle fantasie infantili del giovane protagonista. A farla da padrone, nella logica della sceneggiatura, è invece la nostalgia per un mondo magico che si preparava ad estendersi oltre i confini che da sempre avevano segnato il pianeta pianeta e, allo stesso tempo, prometteva di espandere le vite dei suoi abitanti.


Il cosmo di domani

I giovani protagonisti di Apollo 10 e mezzo giocano con un razzo giocattolo.

Il fatto che siano disponibili sulla stessa piattaforma di streaming video due prodotti tanto diversi tra loro a livello contenutistico riflette quindi una doppia relazione del mondo contemporaneo con gli abissi dello spazio. Da un lato questi ultimi possono essere la salvezza per un'umanità che sta distruggendo la propria casa comune, ma d'altro lato possono rivelarsi il luogo da cui potrà arrivare il convitato di pietra che potrà sancire l'ingloriosa fine della nostra specie.


Il genere umano sta mostrando ancora una volta la propria miopia ed è quindi utile che questa ci venga sbattuta in faccia in modo impietoso o romantico dagli artisti di Hollywood. Chissà che le immagini di Don't look up e di Apollo 10 e mezzo non possano arrivare a dare una scossa positiva nel nostro panorama culturale? Sicuramente non sono film che hanno la stessa forza di altri lavori che nel passato hanno saputo segnare la realtà (tra tutti si pensi al Dottor Stranamore di Kubrick), ma mai come in questo caso la speranza deve essere l'ultima a morire.

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